La vendetta del pangolino - un invito per te, amica

La vendetta del pangolino - un invito per te, amica

pangolino

Nota prima di iniziare: L’esortazione che segue non é per tutti, ma per molti. A ciascuna persona di applicare la propria onestà emotiva e di riconoscersi chiamata in causa o meno..

PARTE 1

Il quasi-estinto pangolino, mammifero piu’ cacciato dall’uomo per la sua carne e le sue scaglie, ci scaglia contro una maledizione ancestrale ribonucleica che risponde alla stessa logica della nostra civilizzazione industriale: riprodurre copie di se stesso all’infinito.
Un virus. Un cazzo di groviglio miscroscopico di RNA che é in grado di mettere in ginocchio la società globalizzata e di metterne in risalto debolezze e contraddizioni. Dov’é tutta la nostra onnipotenza? Potremo scaricare contro di lui tutte le armi che abbiamo costruito per distruggerci a vicenda? No, il virus é troppo piccolo e veloce nelle sue mutazioni, ed accanirci (ulteriormente) contro i suoi squamosi portatori appare una ben magra consolazione e soprattutto inumanamente stupido.

Disumanizzazione e stupidità. Due parole che mi vengono in mente spesso in questo periodo. Ad esempio quando vedo che qui lo stato conta i soldi quando presto conteremo i morti. Qual’ é il rapporto tra queste due parole? E il loro specchio: umanità e intelligenza. Perché tutti questi ingegneri superefficienti non si rendono conto che sono sinonimi? Che il pensiero applicato alla scelta dei fini trascende SEMPRE il pensiero che si focalizza sull’impiego dei mezzi?

Personalmente sono preso tra l’incudine e la staffa.
Tra due pensieri: “ci meritiamo tutto questo e ci farà del bene” e “sono sempre i meno privilegiati a pagarne il prezzo”.
Tra il voler scappare e il dover (moralmente) restare. In fondo, un dubbio amletico che sto avendo da un pezzo, senza riuscire a risolverlo. Un nodo che ora dovrà venire al pettine. Mi ritrovo bloccato a Bruxelles, quindi la fuga dovra restare metaforica per il momento.
“Nondum matura est” diceva la volpe che non riusciva a raggiungere il succulento grappolo d’uva. E cosi’ anch’io faccio buon viso ed approfitto di questo momento di calma per scrivere un messaggio rivolto a te, cara amica, ex-collega o compagna di università.
Il pangolino ci suona un allarme da prendere seriamente.

Fai la tua parte, stai a casa. Ma per sempre.
Devi. Mollare. Il. Tuo. Lavoro.
Non basterà a cambiare le cose, ma é un prerequisto affinché si possa iniziare a farlo, non scherzo.
Non lo vedi l’inquinamento? Non la vedi l’espansione costante della megamacchina industriale a scapito degli spazi di vita veri? Non li vedi i rifugiati senza documenti che arrivano a frotte come conseguenza del nostro presente ancora coloniale ed estrattivista? Ce l’hai gli occhi, un cervello e soprattutto una cazzo di straccio di anima?

Solo l’anima conterà, alla fin fine.

C’é tanto da fare, ma non nel tuo ufficio.

Il virus ci ha fatto rivalutare molte cose che davamo per scontate. E la chiave di volta per ripartire (NON come prima!) é continuare a rimettere in questione le nostre assunzioni e provare a vivere in modo MOLTO piu’ umano.
In 48 ore siamo passati dalle code d’auto interminabili per arrivare al lavoro alle strade vuote. Ma allora questi spostamenti non erano necessari, oltre a non essere piacevoli? Siamo passati in poche settimane dai cieli pieni di cicatrici a cieli senza tracce di aerei (l’hai guardato quel blu?). Chissà quanti business trip essenziali saranno saltati! Le miei lezioni all’università sono state rimpiazzate da un video, che potrà essere riutilizzato l’anno prossimo, credo, mostrandomi a che punto io sia inutile. .

PARTE 2

Già dall’anno scorso ho avuto la fortuna e il coraggio di mollare un “lavoro invidiabile” e di buttarmi a capofitto in attività di organizzazione popolare dal basso. é iniziato un ciclo di azione e riflessione che mi ha aperto gli occhi sulla questione dei privilegi che ho in questa società senza averne alcun merito. é tutta una serie di fattori che si intersecano per darmi un vantaggio notevole su una persona, ad esempio, di origini non-occidentali e con una cultura diversa. E allora mi sono reso conto che in realtà non ero responsabile del mio successo e che, anzi, molte cose che facevo rafforzavano delle ingiustizie storiche. Se a cio’ aggiungiamo la consepevolezza del male che stiamo facendo alla biosfera con le nostre produzioni ed una comprensione della polarizzazione della società in opera attraverso meccanismi economici..restare seduti al nostro posto diventa un’opzione indifendibile sul piano della dignità personale.

Lo so, a volte é quasi una questione d’onore. Il resto della nostra vita ci sta fallendo sotto i piedi ma al lavoro deteniamo ancora una posizione di potere, che ci rende orgogliosi e allo stesso tempo ci permette di dimenticare i problemi personali e le incongruenze identitarie… semplicemente sbadilandoci sopra denaro.

Quando ti renderai conto che quel denaro non é tuo? Non é legittimo, non l’hai guadagnato tu con il tuo sudore e la tua bravura. Semmai il tuo successo é conseguenza di secoli di ingiustizie strutturali cristallizzate in questa società (si, questo vale anche se tuo padre era operaio..)
Quando capirai che l’accumularsi di quel denaro é un’illusione? Il crash dei mercati, che é l’unica cosa a farti paura (a parte il virus), non misura un bel niente. Chi ti garantisce che i mercati stessi ci saranno ancora alla fine della tua carriera? Altrimenti che fregatura passare decenni di obbedienza da pecora per poi vedere evaporare tutto ed inacidirsi contro tutti quelli che appaiono sottrarre il tuo gruzzoletto.

Visto che ho parlato di obbedienza, vado fino in fondo. E’ proprio l’obbedienza (la migliore amica del privilegio) il fattore di successo principale nel tuo lavoro. Piu’ che le tue competenze, conta la tua volontà di applicare l’ideologia dell’azienda. E, se la analizzi bene, é un’ideologia di estrema destra: “tutti gli uomini non sono uguali, noi che sacrifichiamo la nostra integrità per aumentare la produzione siamo piu’ meritevoli di altri (e quindi de facto superiori). Cio’ ci dà la licenza di chiudere gli occhi e continuare”. Questa é la ragion per cui non me ne frega nulla di cio’ che voti, sappi che stai essendo di destra.
Basta guardare alla storia, forse l’ascesa del nazismo non é stata sponsorizzata dalle imprese tedesche che ancor oggi producono i prodotti della nostra quotidianità (BASF etc)? Ecco,oggi é uguale: tu stai partecipando attivamente al dominio mondiale del neoliberalismo!

Ma credo ancora in te

Nulla é mai stato piu’ facile: stai a casa, refletti su come veramente vivere.
Nulla é mai stato più eccitante: benvenuta in una nuova vita, dove ogni giorno – spesso per necessità – vedrai cadere una dopo l’altra tutte le credenze che ti bloccavano. La maggior parte delle paure sono in relazione alla bestia nera – l’idolo feticcio che regge i burattini: il denaro necessario per una vita dignitosa per te e famiglia. Nulla di cio’ che senti in giro é vero perché le persone attorno a te abitano la stessa bolla. Ascolta invece uno che dalla bolla ci é uscito.

PARTE 3

E….Cara amica, qui mi espongo e ti raccontero’ dettagli della mia vita privata per cercare di esorcizzare un po’ delle tue paure e forse anche per una necessità tutta mia di tirare fuori qualcosa che brucia dentro. Qualunque sia la vera ragione di questo esperimento, ti prego di rispettare questa confessione.

Non vorrei darti l’impressione di volerti mostrare la giusta via, o di volermi vantare delle mie imprese. Al contrario, le idee di molte delle cose di cui scrivero’ non sono neppure partite da me, ma mi ci sono trovato letteralmente invischiato. Voglio solo mostrarti un esempio di come una vita “senza lavoro” sia più viva. Un esempio certamente non perfetto, non condivisibile da tutti, ma che probabilmente puoi capire, visto che il nostro punto di partenza era lo stesso.

Sono nei miei “late 30ies” ed abito ancora in una casa condivisa tra 6 coinquilini. La nostra casa non é grande, ma ospitiamo pure 3 rifugiati senza documenti che cerca(va)no di arrivare in Inghilterra. Recuperiamo cibo non venduto in una serie di negozi bio con un carretto per bici da noi fabbricato per coprire la maggior parte del fabbisogno alimentare nostro e delle persone che dipendono da noi. Due mesi fa- assieme ad altri- ho aperto uno squat in centro (un enorme edificio vuoto da anni che era adibito ad uffici statali) con l’idea di farci degli spazi per tutta una serie di movimenti cittadini impegnati nelle battaglie ecologiche e sociali. Lo spazio include anche una stanza solidale per ospitare dei rifugiati senza documenti. Dopo l’inizio della pandemia, il blocco di tutte le attività dei gruppi nell’edifico, le incursioni della polizia al parc Maximilien per cacciare i sans papier, abbiamo aperto l’edificio a piu’ persone rifugiate ed ora sono in 27 a viverci. (sono soddisfazioni..)
Non volo da 2 anni. Prendo un sussidio di disoccupazione di un migliaio di euro e per me ne spendo la metà. (Sono consapevole che anche cio’ sia un privilegio non indispensabile, ma ve lo dico cosi’ sapete e tirate le vostre conclusioni….) L’ultima volta che sono andato in Italia ci sono arrivato in autostop. Ho passato la maggior parte dell’anno scorso ad organizzare azioni di disobbedienza civile per spostare l’attenzione (e l’azione) sull’emergenza ecologica. Azioni di massa che hanno coinvolto migliaia di persone e che stanno (affermazione se non altro valida pre-COVID) influenzando tutto il modo di operare del fronte ecologista in Belgio. Essendo un movimento grassroot le decisioni vengono prese orizzontalmente ed uno degli obiettivi principali é non tanto la promozione dell’ecologia ma un ripensamento collettivo della democrazia.

Dopo essere divenuto un liberto, sono stato invitato piu’ volte a fare discorsi pubblici sulla mia esperienza di “quitting / coming out” tra cui pure una guest lecture all’ università. L’anno scorso ho preso 2 lunghe vacanze (anche se -dirai tu- sono sempre in vacanza…) in cui ho percorso la via francigena e la Scozia in bici. Quest’anno i miei piani di viaggio erano ancora piu’ grandiosi (a parte un piccolo lavoretto di insegnamento all’università), ma il pangolino non ha permesso…

Insomma, c’é tanto da vivere e da fare, soprattutto (anzi solamente) adesso.
A te la sola responsabilità di liberare tempo e mente e di scrivere la tua pagina.

Hasta siempre, hermana!